09 febbraio 2010

Sull'appartenenza linguistica ed etnografica del Slavi del Friuli - 1900


Jan Baudouin de Courtenay

“….Passiamo ora alla rassegna dei dialetti slavi del Friuli e procuriamo di definire tanto la loro affinità vicendevole, quanto pure la loro diversità. In quello, che io esporrò qui, non ci sarà nulla di nuovo, ché leggesi tutto nei miei lavori già pubblicati, dove ho recato le prove linguistiche delle varie affermazioni.
I contrafforti (versanti) e le valli delle Alpi Giulie, come pure le colline ad oriente della strada ferrata, che conduce da Pontebba a Udine, sono popolati esclusivamente da abitatori di provenienza slava e che anzi finora parlano uno od altro dialetto slavo. Questi diversi dialetti formano quattro gruppi, e appartengono a quattro schiatte distinte.
a) Progredendo da Pontebba verso mezzogiorno, riscontriamo dalla parte orientale prima di tutto due valli, Dogna e Raccolana, popolate da Friulani, e non da Slavi. Ma nella terza valle, la valle di Resia, comincia la popolazione slava.
In questa valle, come pure nell’altra, cioè la valle di Uccea, abita un popolo slavo del tutto speciale, il popolo resiano, che devesi distinguere tanto dagli Sloveni, quanto dai Serbo-Croati. Secondo la mia persuasione scientifica, fondata sulle particolarità fonetiche, come pure su alcune altre proprietà di questa parlata (per es. il modo di contare non solo decimale, ma anche vigesimale (“3
volte 20” — 60, “4 volte 20” — 80, “3 volte 20 e 15” — 75, ecc.) i Resiani ci presentano la continuazione storica di una fusione di diverse tribù slave con un altro elemento etnico,abbastanza forte, per lasciare nella lingua slava traccie indelebili. L’elemento slavo si è sovrapposto ad uno strato straniero. Quegli Slavi dovevano provenire da diverse tribù con diversi dialetti, giacché ancora oggi questo piccolo popolo di poco più di 4500 abitanti ci presenta notevoli diversità dialettali, così che dobbiamo distinguere quattro dialetti resiani, relativamente molto differenti. La differenza principale del Resiano dallo Sloveno e dal Serbo-Croato consiste appunto nel detto strato linguistico straniero .
b) Procedendo verso mezzogiorno, troviamo nei distretti di Gemona e di Tarcento un’altra schiatta slava, cioè i Serbo-Croati, come continuazione dei Serbo-Croati dell’Istria e del Quarnero. A questi Slavi appartiene il più antico documento scritto, del secolo XV, contenente diversi legati per chiese e pubblicato e descritto dal defunto insigne slavista V. Oblak col titolo di “Das älteste
datirte slovenische Sprachdenkmal” nel XIV vol. dell’Archiv für slavische Philologie. Ora riguardo alla tenacità etnica, questa popolazione è inferiore a tutte le altre tribù slave dell’Italia settentrionale: essa tende sempre più a friulanizzarsi, — in certo grado per opera del clero, ostile in parecchi di questi paesi alla nazionalità slava, — ed il confine etnografico si cangia progressivamente a pro dei Friulani. Non vi è niente né da ridere, né dapiangere, né da rallegrarsi, né da dolersi; è un fatto storico-etnico da registrare e da studiarsi.
c) La terza e, rispetto alla tenacità etnica, la più robusta tribù slava nel Friuli è formata dagli Slavi del distretto di S. Pietro. Per quanto si sa dalla storia, i confini di questi Slavi sono rimasti finora gli stessi, come nei tempi più antichi, quando se ne fa la prima volta menzione sicura ed indubitabile, appunto da Paolo Diacono (sec. VI) Dal lato dialettale ed etnografico io considero questi Slavi come risultato di una combinazione dell’elemento serbo-croato e dell’elemento sloveno, cioè come il fondersi di due elementi linguistici molto affini. La base primitiva è formata dallo stesso serbo-croato, che abbiamo già notato nei distretti di Gemona e Tarcento. In questo elemento serbo-croato spicca sempre più l’influenza slovena, la quale ha fatto i più grandi progressi appunto negli ultimi decenni. In ogni caso questi Slavi di S. Pietro formano in un certo grado un individuo etnico particolare. Come dialetto di transizione dall’idioma degli Slavi di Gemona e di Tarcento all’idioma degli Slavi di S. Pietro può esser riguardato il dialetto di Canebola e di Masarolis nel distretto di Cividale.
d) La quarta ed ultima tribù slava del Friuli italiano abita nel lembo estremo meridionale, in parecchi villaggi situati anche nel distretto di Cividale, ma nel lato opposto a quello occupato da Canebola e Masarolis, cioè nei contorni di Castello del Monte, di Prepotto e di Albana. Questi Slavi appartengono totalmente alla schiatta slovena, e la loro parlata non è che una continuazione
del dialetto particolare di diversi abitati sulle colline di Gorizia, note sotto il nome di “Coglio”, e che si stende fino a Dornberg verso l’est e fino al di là del Canale verso il nord.
…..Ad eccezione dei dialetti resiani, i quali domandano un certo tempo per poter essere intesi, tutti gli altri Slavi del Friuli, nelle tre enumerate sfumature, si possono capire mutuamente senza nessuna difficoltà. Le differenze fra questi idiomi, compreso il resiano, non sono punto da paragonarsi colle differenze non soltanto fra il friulano e l’italiano, come lingue diverse, ma altresì p. e. fra i dialetti di Venezia e di Milano, o fra quelli di Roma e di Napoli; anzi si può dire con tutta esattezza, che un Bellunese od un Veronese capisce con molto maggiore difficoltà il dialetto di Milano, che non un Resiano il dialetto di S. Pietro.
Ma, quanto alla derivazione, tenendo conto dei primordii dello svolgimento glottico in diverse direzioni, siamo obbligati a distinguere nel Friuli italiano quattro diversi territorii slavi.”

J. Baudouin de Courtenay

“Sull’appartenenza linguistica ed etnografica degli Slavi del Friuli”, in: XI Centenario di Paolo Diacono: atti e memorie del congresso storico tenuto in Cividale nei giorni 3, 4 e 5 settembre 1899, Cividale: Tipografia Giovanni Fulvio, 1900, pp. 197-207.

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